E’ sempre difficile parlare di uomini di così grande levatura scientifica e morale; nel farlo, difatti si rischia di essere retorici o riduttivi. Proveremo anon essere né l’ uno né l’ altro, ma a ricordarlo affettuosamente, rinnovandolo nella memoria collettiva dei prizzesi, nel rispetto dei sentimenti della moglie e dei figli.Il prof. Pippo Vaiana nacque a Prizzi nel 1935, conseguì la Laurea in Ingegneria elettronica presso l’ Università di Palermo e subito dopo partì per uno stage ad Harvard e da lì si spostò a Cambridge, presso l’ American Science and Enginering, dove spinse al massimo la ricerca astronomica a raggi X, iniziata, dal prof. Bruno Rossi e dal prof. Riccardo Giacconi non senza difficoltà e tra lo scetticismo dei colleghi. Divenne presto direttore del reparto di Fisica Solare, e guidò lo sviluppo dei telescopi X, dapprima con numerosi voli su razzi ed infine con la missione Skylab nel 1972 – 73, durante la quale il telescopio Apollo rivoluzionò lo studio della corona solare. Per la prima volta infatti se ne ottenne una visione dettagliata in assenza delle eclissi. Grazie ai raggi X si ebbero foto ad alta precisione di: regioni attive, buchi coronali, cavità coronali, punti brillanti e soprattutto rivelarono l’ influenza del campo magnetico nel causarne forza e dinamica. Il prof. Vaiana si convinse che la stessa osservazione potesse essere eseguita anche su altre stelle e fu proprio al Center for Astrophisics dell’Università di Harvard e della Smithsonian Institution che assunse la direzione del programma scientifico per lo studio delle corone stellari ottenendo, grazie ai telescopi X l’ indicazione dell’ età delle stelle. Nel 1975 Vaiana, vinse due concorsi universitari in Italia: uno presso la cattedra di Fisica Solare a Firenze ed uno alla cattedra di Astronomia di Palermo. Scelse quest’ ultima, consapevole di ritrovarsi a dirigere un Osservatorio, un tempom prestigioso, ma ridotto a un laboratorio quasi inesistente, con un solo anziano ricercatore e con fondi zero, che divenne una fucina di attività scientifiche rispettata dalla comunità internazionale. Il suo è l’ esempio di come l’ Italia sia sempre stata genitrice di menti eccelse, capaci di confrontarsi egregiamente con i colleghi che all’ estero hanno ben più possibilità di svolgere al meglio il proprio lavoro. Da anni in Italia persiste una intollerante carenza di investimenti a favore della ricerca, che vede gli sforzi di studiosi appassionati, infrangersi contro la mancanza di strutture adeguate, contro la precarietà economica a cui sono sottoposti e che fa loro desiderare di recarsi fuori dai confini della propria terra. Quello che può frenare la cosiddetta ” fuga di cervelli ” è l’ attuazione di una politica capace di rendere la ricerca scientifica italiana, parte integrante della vita socioeconomica del paese, come già avviene negli USA. La scelta di Pippo Vaiana di ritornare non solo in Italia, ma nella sua regione di origine, dove le difficoltà sarebbero state di gran lunga maggiori che in altre, è stata la scelta coraggiosa di un uomo più che di uno scienziato. Un uomo vicino alla sua gente, legato alle proprie radici e forse per questo, l’ unico in grado di potere prendere in mano il disastrato Osservatorio Astronomico di Palermo, che porta il suo nome, e di condurlo all’ alto rango che merita. Una scelta che gli ha permesso di attingere, dai luoghi che gli erano cari, una grande forza e probabilmente, una sorta di eroica ostinazione a non arrendersi di fronte agli ostacoli, di fronte all’ enorme dislivello esistente tra le proprie elevatissime capacità e la povertà strutturale in cui lavorare. In fondo quello di Pippo Vaiana è stato un lavoro fatto di sogni, di speranze da coltivare nello spazio e da far fiorire da noi, un lavoro che non gli ha impedito di avere la testa tra le stelle ed il cuore nella sua terra.
Adelaide Spallino