Nicolò Alongi

Sorprende scoprire che un grande personaggio come Nicolò Alongi, dirigente politico, intellettuale autodidatta, sia rimasto pressoché sconosciuto persino dalla sinistra democratica alla quale dedicò la sua vita; sorprende ancor di più il fatto che un uomo di così grande levatura politica e morale sia caduto nell’oblio anche per i prizzesi. A strapparlo dal dimenticatoio è stato nel 1997 G. Carlo Marino, nel libro “Vita politica e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” , da cui si evince che la sua storia si intreccia con quella  del socialismo e dei movimenti popolari in Sicilia dalla fine dell’Ottocento al primo dopoguerra, legata inesorabilmente alla società del latifondo ed alle sue gerarchizzate figure di camperi, gabelloti, proprietari medi e agrari aristocratici proprietari di latifondi. Pertanto, l’esperienza di Alongi va letta in correlazione al contesto storico del suo tempo e in un continuo confronto con il relativo ambiente agricolo caratterizzato dai patti agrari, fatti rispettare con l’uso della violenza, considerata legittima, dai camperi. Nicolò Alongi entra nel movimento dei fasci siciliani all’età di trent’anni, sposando le idee del dirigente socialista del circondario di Corleone, Bernardino Verro, diventandone seguace, e inagurando, nel 1893 a Prizzi, il Fascio dei lavoratori, con l’obiettivo di contrastare i patti angarici, di rafforzare il potere contrattuale di affittuari e di coloni e di eliminare l’intermediazione parassitaria dei gabelloti. La repressione dei Fasci dei lavoratori, decretata da Franceso Crispi nel 1894, provoca l’arresto dell’iniziativa popolare e del partito socialista; Alongi riesce a sottrarsi al carcere, al quale fu invece condannato  Verro, per non essere tra i dirigenti più in vista del movimento. In realtà egli,  più che essere un astratto predicatore della liberazione contadina, è un contadino che può contare sui consensi derivanti dalla solidarietà tra poveri ed oppressi: ciò gli consente di riunificare le disperse forze dei fascianti del paese e di conferire un nuovo impulso politico alla “Società di mutuo soccorso” di Prizzi. E’ lo sciopero agrario del 1901, iniziato in agosto e conclusosi in dicembre con una vittoria dei contadini guidati da Alongi, ad accreditarlo come sindacalista e maturo dirigente del movimento. Nel 1907 viene eletto al Consiglio comunale a capo di una piccola rappresentanza socialista. L’impegno di Alongi e di Verro apre in Sicilia la stagione del socialismo rurale: si costituiscono altre “Leghe di miglioramento” e si riunisce a Prizzi, un Congresso contadino zonale per il coordinamento delle attività delle Leghe socialiste; la Lega di miglioramento prizzese, di cui Alongi è ininterrottamente presidente, raccoglie fin dalla sua nascita circa duecento militanti socialisti. Il riformismo agrario, che puntava sull’assunzione diretta di affitto di uno o più ex feudi da parte di una società o lega di contadini, subisce un grave colpo con i delitti di L. Panepinto a S. Stefano Quisquina nel 1911 e di  Verro a Corleone nel 1915. Due sono i meriti che fanno di Alongi un grande uomo della storia: il primo, sta nell’avere capito i limiti del riformismo agrario e nell’avere puntato alla diretta e piena acquisizione in proprietà delle terre da parte dei contadini poveri; il secondo, andando oltre le posizioni dello stesso Verro, consiste nell’essere stato il primo dirigente contadino capace, dopo i fasci di fine ottocento, di ricongiungere i lavoratori nella formula dell’alleanza operai-contadini. Consapevole delle analogie delle condizioni dei contadini con i problemi degli operai della città guidati da Orcel, e della necessità di un contributo di forze da cercare fuori dalle campagne, Alongi, riesce a costituire a Prizzi, piccolo e sperduto paese di montagna dell’entroterra siciliano, un nucleo contadino aperto alla cultura operaia grazie alla collaborazione del poeta compaesano  Vito Mercadante, organizzatore attivo del movimento operaio a Palermo. Nel 1919  il Decreto Visocchi assicura affitti convenienti alle coperative di produzione e lavoro contadino, esautorando i gabelloti per arrivare più tardi all’assegnazione delle terre incolte. A questo traguardo la mafia risponde con l’assassino di V. Zangara prima, e di G. Rumore dopo, alla cui uccisione segue quella di Nicolò Alongi. Nella notte del 29 febbraio del 1920 in una strada di Prizzi a pochi passi dalla sede della sua “Lega di miglioramento” dove stava recandosi per presiedere  una riunione, cade per un colpo di fucile, seguito poco dopo da altri due colpi inferti al petto e al fianco che lo lasciano morente a terra;  Alongi sapeva da tempo di essere stato condannato a morte dalla mafia  e l’aveva addirittura scritto qualche giorno prima, commemorando il sacrificio di Zangara per La Riscossa socialista, definendosi “un morto in licenza”: “So che si congiura contro di me, che si vuole attentare alla mia vita (…) non so se domani potrò ritornare ad abbracciarvi, ma sono sicuro che altri sorgerà a sventolare la bandiera che mi si vuole strappare di mano”.Il 3 marzo, Palermo operaia, risponde al martirio di Alongi, con un imponente manifestazione. La domenica successiva al delitto si ha quella che si può considerare, senza dubbio, una delle prime manifestazioni pubbliche contro la mafia. La vita di Alongi,  a capo di una battaglia volta a migliorare le condizioni del mondo contadino, merita di rivivere nella  nostra memoria storica e di essere proiettata nel futuro.

Daniela Amato